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Home Recensioni

Southeast Engine

redazione by redazione
16 Luglio 2009
in Recensioni

southeastengineFrom The Forest To The Sea
(Misra)

Nonostante i numeri puntino il dito contro l’esistenza del supporto discografico, esistono dischi che riescono a comunicare ancor prima di essere suonati. Ovviamente l’intuizione è puramente personale, ma vi assicuro che non appena ho avuto tra le mani questo “From The Forest To The Sea” dei misconosciuti Southeast Engine, ho avuto un brivido profondo. Il profumo di una vecchia polaroid scattata in riva a un lago gelido, quando un lungo pomeriggio d’inverno regala colori perduti nel tempo. Un’immagine densa di catastrofe ed abbandono, una percezione che riesce a ritrarre in maniera folgorante, l’industria discografica allo stato attuale.
La storia inizia sette anni fa, quando due giovani liceali di Dalton (OH) trafugano gli LP di gruppi come Guided By Voices e Brainiac e decidono di emularne le gesta con chitarra e batteria.
Il duo si trasferisce ad Athens e la formazione si amplia a 4 aggiungendo basso e testiera, e stringendo amicizia con i Wrens, un gruppetto dell’Absolutely Kosher. Ed è proprio tramite questa amicizia che la band riesce a firmare per la Misra Records, dependance della sovra citata  label, sfornando “A Wheel Within a Weel”, un disco difficile e di concetto, basato interamente sull’interiorità dell’essere umano, snocciolando termini come la relazione Uomo-Dio e i percorsi interiori per la ricerca del self.
A un anno di distanza, eccovi questo “From The Forest To The Sea”, materiale registrato in un Auditorium del 1800 abbandonato tra le colline di Stewart nel profondo Ohio. Quattro giorni di prese dirette e fissano dodici tracce che più analogiche non si può. Il lavoro è posseduto dallo spirito della natura, una forza sovraumana che spinge il fruitore ad un percorso d’ascolto omogeneo. Ne è la prova l’intensa trilogia d’apertura, “The Forest”, incipit di un viaggio alla riscoperta delle radici della musica americana. Un viaggio a tratti lento e meditabondo “Law-Abiding Citizen”, a tratti schizoide e saltellente “Easier Said Than Done”. Traspare un alone di magia che lega nel tempo Tom Petty & The Heartbreakers con gli Okkervill River. Rende l’idea?
(Tum)

Tags: Southeast Engine
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